Stagioni di Carta Nobili Amanti

A cura di: Francesca Solero
Museo d'Arte Contemporanea Casa Del Console, Calice Ligure ( SV)
2006

Dipingere è amare ed amare significa vivere in pienezza… non solo si deve essere innamorati di quello che si fa, ma si deve anche saper fare all’amore… Prima che un soggetto possa essere trasformato esteticamente lo si deve divorare e assimilare. E se si tratta di un quadro deve traspirare estasi.”1

L’apparente rarefazione e la fragilità suggerita dagli acquerelli presentati in questa mostra invadendo la carta della sublime spinta generatrice dell’individuo pervaso dal desiderio di conoscere, riconoscersi e ritrovarsi.

[…]Gli acquerelli di Gosia Turzeniecka svelano corpi nudi, sdraiati, arrotolati e sinuosi, colti in momenti di grande intimità, dal dispiegarsi erotico dell’incontro amoroso alla tradizionale posa languida di un nudo sdraiato e conturbante; sono sguardi privati di figure ritratte dal vero.

Il gesto è pulito e preciso, il segno morbido ed essenziale, lo sfondo bianco e sospeso accoglie il disegno e si fa parte integrante di esso; tutto concorre ad un’unica sinfonia che conduce il soggetto al limite dell’astrazione. L’erotismo delle coppie si svuota della carica organica e materica per diventare partitura, scrittura: è la sensualità della linea e la sua fluida appropriazione della carta a scatenare sensazioni e vibrazioni ascrivibili ad un universo passionale. Il rapimento estatico del gesto pittorico è dominante, la dipendenza estetica dell’espressione inarrestabile .

Gosia non suggerisce né interpreta, intuisce; disegna e muove le linee del mondo trasformando in azione l’atto contemplativo; il suo corpo, richiamando all’unisono gli organi della vista, i muscoli e il respiro si carica di un’energia che trasferisce al gesto la compiutezza e la magnetica continuità dell’osservazione del reale. La sintesi del segno a cui giunge l’artista conduce all’interno della linea, alla sua specifica valenza che non ha bisogno d’altro che della sua libertà per rivelare il mondo intero.

Avvicinandosi alla poetica breve e concentrata degli haiku le manifestazioni minime e quotidiane della realtà ritratte da Gosia sono pervase da un lirismo essenziale, intrise del sentimento della natura. Anche nei piccoli acquerelli con animali – mucche, galline, piccioni – si rivela il superamento della frammentarietà e dello schizzo, laddove la brevità non è sinonimo di incompiutezza ma di “concretizzazione ed oggettivazione succinta dell’immagine poetica”.2

1 Henry Miller, Dipingere è amare ancora, Abscondita Edizioni, Milano, 2003.

2 Aldo Capasso, Sulle Myricae, in “Rivista di sintesi letteraria”,a. II, n. 2/3, 1935